Come e perché viaggiare responsabile? Ce lo spiega Chiara Meriani, autrice del manuale “Turismo responsabile: che cos’é, come si fa” (Touring), da anni impegnata a promuovere una cultura ‘responsabile’ del viaggio.
“Si tratta di una concezione nata in contrapposizione critica rispetto al turismo di massa, in principio con un’accezione ecologica – racconta la giornalista – che poi si è allargata a tutte le sfere d’influenza del turismo, con implicazioni anche economiche e sociali”.
Seguendo alcune semplici regole, ci spiega, è facile passare da una vacanza qualsiasi a un momento di vero incontro, arricchimento reciproco e crescita personale.
Quali sono queste regole? Che indicazioni di massima daresti a un viaggiatore aspirante ‘turista responsabile’?
Chi vuol fare un viaggio organizzato può visitare il sito dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile (www.aitr.org). Ai viaggiatori fai da te, consiglio di utilizzare i mezzi pubblici, di mangiare e dormire in strutture locali, possibilmente piccole e a gestione familiare.
È un turismo adatto anche per chi vuole soltanto “andare in vacanza e rilassarsi”?
Fare turismo responsabile non significa viaggiare scomodi, andando in posti “difficili” e sperando di salvare il mondo. Ci si può anche rilassare su una bella spiaggia o fare shopping al mercato di Marrakesh. L’importante è farlo con rispetto, per le persone e le comunità ospitanti, che nel turismo responsabile giocano un ruolo centrale.
Altri miti da sfatare?
È l’incontro tra visitati e visitatori ad essere fondamentale, appunto, i ‘viaggi-natura’, ad esempio, non sono necessariamente turismo responsabile. Occhio poi ai finti operatori responsabili.
In che senso ‘finti’?
Vi ricordate il green washing? Con questa definizione ci si riferiva in senso negativo alle molte attività che si spacciavano per “verdi” soltanto per cavalcare l’onda di un mercato dove essere ‘eco’ era trendy. Lo stesso atteggiamento si verifica con il concetto di responsabile e sostenibile: c’è chi si autodefinisce in questo modo senza realmente essere né l’uno, né l’altro. Non basta un’etichetta a rendere un viaggio responsabile.
Come si è evoluto, secondo te, il turismo responsabile negli ultimi anni?
Sono cresciute soprattutto l’importanza del web e i feedback diretti dei “consumatori”, la consapevolezza da parte dei viaggiatori sui temi della responsabilità e l’attenzione da parte degli operatori alle esigenze di famiglie con bambini.
Chi propone un turismo sostenibile e responsabile?
I parchi e le riserve regionali offrono molte proposte sostenibili in accezione ‘eco’. Per contare su un’accoglienza responsabile ci si può rivolgere ad alberghi diffusi, agriturismi, fattorie didattiche. Ci sono poi dei piccoli tour operator, ‘familiari’ o nati per iniziative di singoli accompagnatori, specializzati su alcune destinazioni.
Ce ne consigli qualcuno?
Per chi desidera viaggiare in Italia, un’ottima fonte di ispirazione è il blog ecoturismonline.it; tra le agenzie e associazioni di turismo responsabile posso consigliare Libera il g(i)usto di viaggiare (di Libera Terra, che si occupa di turismo nei territori confiscati alla mafia); Città Migrande, a cura di Viaggi Solidali, che propone visite – come non le avete mai fatte – alla scoperta di Roma, Torino, Genova o Palermo. Consiglio per i Balcani l’agenzia Camelus e per chi ha voglia di un viaggio esotico, la Pousada Tremembè, nel nord est del Brasile. In Perù andateci con Peruresponsabile, che ha un’esperienza imbattibile, mentre per l’India potete contattate il multipremiato The Blue Yonder. E per restare aggiornati, invece, seguitemi su Tripblend.com!
Un consiglio a chi sta pianificando la propria vacanza?
Comportarsi da ospite, si verrà trattati di conseguenza e non come un turista da spennare.
Contatti
Chiara Meriani:
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Associazione Italiana Turismo Responsabile: